La luce che segue la battaglia. Quet’Rava sconfigge Ricardo della Vigna

Al tramonto del ventiduesimo giorno del quinto mese del 1116, una grande luce benefica si spande per la Contea Ofantina, spazzando via qualsiasi residuo di nebbia malefica, riscaldando i cuori degli increduli abitanti.
E’ un bagliore proveniente dalla dimora degli elfi, Quet’Rava, e che annuncia una certezza: lo scontro tra Acron e l’antica comunità si è concluso, l’assedio dei non-morti, durato più di 5 lune, è finito.

Sine Lux, la “Città dei Morti sulla Terra” che cirdondava il Castello Ottagonale, diviene sempre più alta ed oscura, fino a palesarsi come un vero e prorio muro di nera nebbia che circonda quella che finora è stata la dimora del reggente ofantino.

Passano ancora i giorni, e comincia a diffondersi la notizia, correndo veloce tra i palazzi, i castelli e le taverne del Tacco, che gli elfi di Quet’Rava hanno ucciso in battaglia il pretendente al trono, Ricardo della Vigna, e sconfitto addirittura il potente Acron, giunto lì per distruggere Galadh o’Cennen, l’antico albero della Dea Tessa.

Contemporaneamente sul cielo del Tacco ricompare il Palazzo volante delle Gilde, ma pare che nessuna influenza abbia avuto questo ritorno sulla battaglia.

Come sia potuto succedere nel cuore di Quet’Rava è per molti un mistero, ma sono sempre gli stessi i nomi a passare di bocca in bocca per il Granducato, partendo da quei ranger e da quei viandanti che dicono di aver incontrato gli elfi per le campagne ofantine:

– Elros Anárion, l’antico elfo guerriero di Quet’Rava, primo uccisore di Ricardo della Vigna, trafitto da una freccia sacra;
– Martos, avventuriero ed esploratore umano, che ha ucciso definitivamente Ricardo della Vigna, una volta che questi è tornato in battaglia come figlio di Acron;
– Merida, giovane elfa arciera, che ha colpito con una freccia di Tessa l’immortale Acron, privandolo della sua forza e decretando la vittoria di Quet’Rava.

Ma più importante di questi, è il nome di Mania, la maga candidata dagli elfi quale futura Granduchessa che, con i suoi pochi uomini, ha combattuto in prima linea per difendere i suoi amici elfi, e che si propone oggi come nuova speranza in una terra dilaniata dalla guerra e dal male.

In alcune taverne e negli accampamenti dei cavalieri disertori, già si ode, tra un brindisi e l’altro, un nuovo motto gridato con tutta la forza del proprio cuore: “Uniti nell’Ombra, Vittoriosi nella Luce”.