LA GUERRA SANTA DEL TACCO – CAP 1, LA BATTAGLIA DI CURATI

Battaglia Curati – Guerra Santa del Tacco

Mese XII, Anno MCXXV – Le ragioni di una guerra Santa

A Nord di una Barium conquistata dalla loggia dei Macchinisti locali, le città di Vigiliae, Curati e Rubis sono amministrate in modo autonomo da vecchi e nuovi signori.

L’arrivo di un Cavaliere errante, di un ramo minore della sua famiglia, tale Leone degli Ulivi, ha portato nuove attenzioni nella storia di questi luoghi. In poche lune il Cavaliere è riuscito a prender dimora ed amministrare le terre di Neroriparo, ma ancor più ad esser nominato Paladino di Sastria dal Santissimo Vescovo di Vigiliae, Vanio Fattibene.

Proprio il Cavaliere Leone Degli Ulivi, una volta formata presso Neroriparo una sua nuova schiera, ha promesso al Vescovo di ospitare una comunità di Acroniti presso le sue terre, cosa che ha indignato il vecchio Censore Rocco Armandi che, su ordine del Magistrato Inquisitore di Barium, alleato dei Macchinisti, ha arrestato il Vescovo con l’intenzione d’inquisirlo in terra di Barium. Il Degli Ulivi ha raggiunto e liberato il Santissimo Fattibene, che accusato perfino dai Lucenti di Barium, anche loro sotto il giogo massonico dei Macchinisti, ha dichiarato la guerra santa di tutti i fedeli contro la città di Barium.

Dichiarata una guerra che vedeva in principio Vigiliae contro Barium, presto molte città si sono schierate con l’una o l’altra parte. Tra queste la vicina Curati, che ha appoggiato la vecchia capitale dell’Impero di Edreia, sebbene vicinissima al feudo indipendente di Vigiliae.

Il Cavaliere degli Ulivi, i cui terreni confinano con Rubis e Curati, è riuscito ad unire gli intenti non solo della sua città Vigiliae con quelli di Rubis, a cui ha promesso il governo di Curati, ma anche con quelli di Iacopo Fogliaverde, nuovo capo della vecchia Istituzione degli Unicorni guardiana dei sentieri e dei boschi, che già preparava un assedio della loro antica dimora, Rubis.

Leone degli Ulivi, proposto dai suoi interlocutori come Generale della nuova Guerra Santa, ha promesso ad Adriano Spaccavento, signore guerriero di Rubis, di spostarsi a Curati per governare una città più ricca ed influente; ha inoltre promesso agli Unicorni di poter tornare a Rubis, per poi attaccare congiuntamente Barium.

Ma per esser efficaci contro una città quale Curati, già debilitata da una grave malattia diffusasi nelle ultime settimane, Rubis e Vigiliae decidono di attaccare subito il borgo vicino, per prendere di sorpresa il primo nemico di battaglia.

Mese II, Giorno XXIV, Anno MCXXVI – La Battaglia di Curati

Gli stendardi di Vigiliae svettano tra gli uomini tesi per l’imminente battaglia che gli aspetta.

Se ne contano più di 100. 100 uomini in silenzio. Tutti in rigoroso silenzio ed in trepidante attesa.

Il silenzio della notte è rotto solo dalla voce di Adriano Spaccavento, che incita i suoi a debellare ogni minaccia, un uomo di poche parole ma conosciuto e stimato dal suo esercito che conta più di seicento uomini. Più lontano si intravede Cupavista, la sua oscura luogotenente, con una cerchia più ristretta di uomini, tutti nascosti da pesanti mantelli neri.

Svetta anche il simbolo di un leone dorato su sfondo rosso tra gli altri. Gli uomini del Degli Ulivi sono pronti a ciò che gli attende. Dopo che Spaccavento termina un breve invito all’esser spietati, passa la parola al suo generale in seconda.

Il discorso di Leone, in groppa al suo destriero, rimbomba alle orecchie di tutti i presenti:

“Il vento dell’Impero soffia di nuovo sulla Terra del Tacco e su Edreia intera!

E’ il vento dell’ordine e della pace;
Il vento della forza giusta che abbatte i vili e gli ingiusti;
Il vento della misericordia che salva la nostra gente dall’abbandono delle vecchie Istituzioni.

E’ il vento sacro degli Dei che richiedono tutto il nostro spirito in una guerra che è talmente Santa e talmente contro un’empietà manifesta, che nessun fedele di nessuna fede potrà mai non ritrovarvi la giustezza.

E’ il vento che oggi si abbatterà sugli infidi e falsi dignitari di Curati, che hanno osato allearsi con i Senza Dei di Barium.

A breve questo vento spazzerà qualsiasi dubbio su cosa erano e sono i veri valori, cosa erano e sono le vere Istituzioni, cosa erano e sono i Veri Dei.

Il Vento Santo è giunto, e quel Vento SIAMO NOI!

Voleremo di battaglia in battaglia verso la vittoria benedetta dagli Dei, sorpassando ogni ostacolo da qui ai Cieli che ci attendono!

POPOLO DEL TACCO, POPOLO DI EDREIA, E’ ORA DI ATTACCARE, E’ ORA DI RIPRENDERE CIO’ CHE E’ NOSTRO, E’ ORA DI ESSERE IL VENTO DEL NUOVO E GIUSTO IMPERO SU QUESTO MONDO!”.

Gli uomini urlano pronti alla battaglia e si uniscono in un unico boato. Pronti alla carica.

Tutti aspettano un segno. Ormai è l’alba.
Curati non è pronta e alle prime luci nota un vero e proprio esercito alle sue porte.
I corni suonano da due delle quattro alte torri in pietra.
La città è sveglia in poche clessidre e le guardie cercano di vestirsi nel minor tempo possibile.

L’ariete inizia ad avanzare verso la pesante porta in legno chiusa. La tensione aumenta.
Gli arcieri dei De Rini, signori e cavalieri di Curati, sono i primi ad arrivare sulle mura. Un urlo riecheggia. “Pronti a scoccare”. Gli archi si tendono.
L’ariete avanza.

La strategia del Degli Ulivi è vincente. Sta aspettando il segno degli inquisitori all’interno. Sta aspettando che aprano le porte per dare la carica.
L’ariete avanza e si posiziona avanti alla porta.

“Scoccare”. Una selva di frecce scende sugli uomini uniti sotto un unico urlo: “Caricaaaa!”.

Il Degli Ulivi sa che non può più aspettare e che bisogna approfittare dell’attacco a sorpresa.
L’ariete inizia a sfondare la porta. Le scale si muovono verso le mura e si piazzano. Le frecce scoccate dalle torri non ce la fanno a bloccare un attacco così massiccio. Alcuni degli assalitori cadono prima di arrivare alle mura. Molti altri, tra cui i furtivi, si muovono più velocemente per debellare i pochi arcieri e conquistare le torri.

Gli uomini di Adriano Spaccavento con ordini ben precisi si muovono verso la caserma per bloccare i soldati al loro interno.

L’ariete sfonda il pesante portone in legno e un fiume di uomini entra nella città. Una città devastata. Deserta per lo più. Le poche guardie, presenti nelle strade, vengono uccise sotto i colpi delle spade e dei mazzafrusti che sfondano le pesanti armature di metallo.

L’attacco è rapido. I furtivi prendono le torri lasciando agli arcieri di Rubis il posto conquistato.
Le guardie del de Rini, decimate dall’avvelenamento delle acque, sono barricate all’interno della caserma e ormai non ne riescono più ad uscire.

L’esercito di Spaccavento si muove verso il centro città mettendosi a difesa della torre dell’accademia e non permettendo a nessuno di entrare. Escono solo quattro uomini, tre dei quali con armatura pesante e tutti vestiti con tabardo rosso e con un simbolo conosciuto ai più. L’inquisizione di Barduli pare schierata a favore di questa battaglia. Si uniscono al loro censore, Furio della Roccia nonché capo militare degli uomini di Leone Degli Ulivi, che si sta dirigendo nella parte nobiliare della città per attaccare il cuore della disputa.
Prendere il palazzo di città e catturate i nobili per chiudere velocemente la battaglia.
L’ariete si muove verso il centro città.

Un’ultima porta da abbattere e tutto questo sarà finito.
Ormai non ci sono più guardie in giro.

Sfondato il portone del Palazzo Nobiliare, gli assalitori trovano all’interno solo alcune guardie oramai arrese. Ma del Cavaliere de Rini e della sua famiglia non vi è alcuna traccia.

Adriano Spaccavento è il nuovo signore di Curati, e nomina come suo personale consigliere il capo dell’Accademia di Eruditi di Curati, il Gran Maestro e Rettore Arturo Immobile.

I vessilli di Leone Degli Ulivi e di Vigiliae tornano momentaneamente nelle proprie terre, in vista di un concilio di Guerra per l’imminente attacco a Barium.