Cronistoria I a.T. (1117 a.S.)

CRONISTORIA DAGLI ANNUALI DELLA GILDA CRONACHE DAL TACCO 1117 a.S – I a.T.
A cura di Enertok, genio della Storia

LO STALLO E LA PAURA

Nonostante gli enormi sforzi degli eserciti della Principessa Mania, la situazione nel Tacco resta invariata.
Dal Castello Ottagonale non giungono notizie. Ogni tentativo di attraversare la nebbia che ne cinge le valli risulta inefficace, neppure i più grandi maghi e chierici riescono a trovare una breccia per espugnare la Rocca del Conte Acron. D’altra parte, dalla battaglia di Quet Rava, non vi è stata traccia di nessun non morto nei territori della Contea, se non qualche sporadico episodio in qualche cimitero, forse opera di piccole realtà che ancora minano marginalmente il territorio. Il resto del feudo ofantino è sotto il controllo degli uomini di Mania, qualche casata abbozza piccole rivolte sedate per lo più con mirati interventi diplomatici.
Nella Contea della Foggia, il vassallaggio treiano continua la sua opera di controllo del territorio dopo più di un anno di distacco dal potere centrale. Il Conte AltiFalconi governa con polso ed equità quelle terre così a lungo lasciate in balia di loro stesse.
Tarentum è guidata dalla Principessa Agata Lamargentea in persona. Ella con grande spirito di sacrificio organizza e presiede quale Officiante del dio Suna numerosi tentativi di attacco, aiutata anche dagli Unicorni stanziati nelle sue terre.
Barium è ancora sotto il giogo di Alain, il Conte Demone. Il suo territorio si estende dal piccolo villaggio di Netium fino alla contea Hydruntina. Scarse sono le informazioni giunte da quelle terre, le genti vivevano nel terrore e le urla dei malcapitati si potevano udire ogni notte ai confini dei villaggi. Ogni tentativo di ingresso da parte degli eserciti Ofantini e Tarentuliani sono vanificati dal potere dei sigilli apposti dall’Arcidemone che comunque evita di spiegare le sue forze in una battaglia in campo aperto.

LA BATTAGLIA DEL ROSSO DRAGO

Il tredicesimo giorno della IV luna le campane del tempio di Tessa suonano a festa. All’orizzonte si riconoscono le sagome dei velieri e dei vessilli treiani. Più di 300 galee attraccano imponenti nel porto di Tarentum. Grande è l’entusiasmo dei cittadini quando si accorgono che i primi passi a toccare terra sono quelli della Principessa Mania, lontana dalle sue genti da quasi quattro lune. Subito dietro di lei si scorge la figura imponente di Sigfrido Lamargentea, Principe di Treia. I due incontrano Agata per un breve colloquio e ripartono immediatamente con le navi più veloci alla volta di Barduli. Molti marinai dicono di vedere nelle nuvole un uomo anziano che soffia verso le loro vele. La settimana seguente l’attacco era pronto: da settentrione l’esercito ofantino guidato da Sigfrido Lamargentea e Mania e dall’altro le armate treiane di Agata Lamargentea ed Ettore Giancalone, Grande Inquisitore del Drago. Alla grande battaglia accorrono vecchi e nuovi alleati della corona, tutti gli ordini cavallereschi anche treiani e i gruppi d’azione attivi sul territorio. Le armate convergono dai due fronti verso Barium dove i demoni concentrano la loro resistenza. La battaglia si consuma sanguinosamente per quasi due lune e innumerevoli sono gli atti eroici che ne determinano la sorte. All’alba del venticinquesimo giorno della VI luna le armate dei demoni sono in rotta e un urlo riecheggia tra i combattenti: “Uniti nell’ombra, Vittoriosi nella Luce!”. Mania con i suoi alti generali oltrepassa finalmente le grandi mura della capitale. Quel che l’aspetta va oltre ogni immaginazione: un numero interminabile di corpi esanimi giacciono sui cigli delle strade di Barium, i pochissimi sopravvissuti per quanto colmi di gioia sono privi di forza e anima per acclamare la loro salvatrice.
La Principessa, ignorando i consigli dei propri generali, riorganizza immediatamente l’esercito con tutte le creature in grado di combattere, compresi i giovani orfani di casate nobiliari, e parte alla volta di Brundusium. La mossa risulta vincente poiché i demoni non riescono neanche ad organizzare una degna resistenza e la battaglia di Brundusium dura pochi giorni.
Partiti alla volta di Lupie gli eserciti trovano solo piccoli focolai di resistenza che non impensieriscono la gloriosa avanzata. Tuttavia cominciano a scorgere tra i villaggi strani cerchi e pentacoli rituali fatti con sangue e viscere umane. Gli inquisitori chierici di Suna affermano di non aver mai visto nessun rituale di questa portata e diffusione. I più esperti affermano che questi rituali possano servire ad aprire dei portali per un nuovo semipiano delle fiamme che da quel momento in poi prenderà il nome di Nuovo Inferno.
Di Alain e degli altri generali demoniaci non vi è alcuna traccia. Questi rituali verranno ricordati come ciò che di più empio la nostra amata terra abbia mai visto.

NASCITA DI NOVALUNA

Il quindicesimo giorno dell’VIII luna, Mania e Sigfrido Lamargentea raggiungono Ercasse, l’antica dimora degli Elfi. Giungono in questo luogo tutte le alte cariche di Treia e del Tacco. Lo stesso Lolindir Tasardur per la prima volta nella sua lunga vita lascia la guardia di Galad O’Cennen per raggiungere la Principessa.
Le celebrazioni iniziano sotto la luce delle stelle e della luna e culminano con la promessa di amore eterno all’alba del giorno successivo.
Novaluna sarà il nome del nuovo grande regno, in onore al simbolo sacro di Tessa e al blasone dei Lamargentea. Tutte le campane del regno dal Garganio fino alle Colonie di Cardas suonano a festa. A mezzogiorno Lolindir pianta ad Ercasse il seme di Galad O’Cennen come segno di speranza per le future generazioni e decide di rimanere in questa terra per vegliare sul germogliare di questo sacro dono della Madre. Da questo momento in poi l’autorità di Tessa è manifesta a tutte le genti del Regno e quello in corso viene proclamato dai regnanti Primo Anno di Tessa.

NOBILTA’ DELL’ANIMA

Il primo atto dei regnanti è stato quello di riabbracciare le nobiltà locali, fedeli già in passato alla causa della principessa, e stabilire un controllo sui territori in passato ostili. La principessa si mostra subito magnanima ma risoluta. Il suo primo editto stabilisce che i nobili ostili sarebbero stati esiliati abdicando in favore dei legittimi discendenti che avessero dimostrato fedeltà alla corona.
Quando, inizialmente, alcuni nobili mostrano sdegno alla proposta regale, la risposta dei regnanti è pronta e decisa. Tutti i trasgressori vengono immediatamente spogliati di ogni ricchezza, terra e titolo nobiliare nonché giudicati colpevoli e condannati all’esilio. Tutte le ricchezze così raccolte sono donate per le ricostruzioni.
Molti nobili hanno affrontato la Prova della Luce, un percorso utile a dimostrare a se stessi, alla principessa e alle divinità l’espiazione dei peccati del passato e viver da quel giorno in poi non solo da nobili ma come Lucenti.

L’ULTIMO GRAN CONCILIO

Il secondo giorno della X luna tutti i Patriarchi delle divinità presenti nel regno raggiungono l’antica quercia dello Jazzo del Demonio per confrontarsi in un Gran Concilio delle Divinità.
I presenti sono:
Lolindir Tasardur, Primo Sacerdote di Tessa
Nitto Dragospira, Alto Zelota di Suna
Isacco Fondacaro, Vicario Di Giano
Clarissa la Bianca, Somma Sacerdotessa di Tara
Giordano Pei, Primarca di Hav
Sofia Degli Ulivi, nipote di Gioberto e Alta Chierica di Sastria
Diodoro Lucano, Voce di Isla su Novaluna
Moreno Lunapiena, Grande Druido di Nefyx
Il Concilio dura dall’alba al tramonto e ivi si confermano le vecchie alleanze della guerra del Rosso Drago e vengono accolte Sastria come protettrice dei Cieli e Nefyx come signora della Notte e delle Fiere. La candidatura di Isla viene contestata da Clarissa la Bianca e infine rifiutata da Lolindir. Stessa sorte riceve la candidatura di Giano osteggiata apertamente dai patriarchi di Tara, Hav e Suna. L’armonia prevale sull’autorità e Lolindir ufficializza l’esclusione di Giano dal Pantheon ufficiale del Regno di Novaluna.
Isacco Fondacaro si allontana vistosamente adirato contro i presenti, minacciando ripercussioni per il loro gesto sconsiderato.
Il primo Sacerdote afferma che questo sarebbe stato il primo e unico Gran Concilio Divino della Nuova Era. I successivi sarebbero stati fondati sull’armonia tra le razze, assecondando così la volontà della Regina Mania.
Con grande commozione i chierici si salutano sapendo che qualora necessario i loro spiriti si sarebbero reincontrati ad Ercasse. Proprio in questo momento i presenti si accorgono di un pugnale poggiato su uno scranno vuoto.

Un anno che finalmente porta con sé un vento di gioia, cacciando antichi nemici e ponendo le fondamenta per un regno ricco e prosperoso. L’ultima lieta novella è la dolce attesa della Regina Mania di un futuro erede per il Re Sigfrido e la nuova stirpe dei Lamargentea.

Chino il mio già basso capo a voi tutte, genti del Tacco

Enertok, genio della Storia