Cronistoria 1115

Lunga pergamena affissa in molte taverne, librerie del Tacco, comunità di altre razze, nonchè nei Nidi della Fenice.

“Nella triste assenza della Gilda dei Bardi, e dunque della Cronistoria del suo esimio Genio dedicato alla raccolta e divulgazione dei fatti realmente accaduti, dono un mio piccolo contributo di conoscenza a questa sacra terra chiamata Tacco.

Una terra che ha perso l’unità e la saldezza, il suo centro di potere e il suo spirito, il suo Granduca e per molti la speranza.
Eppure una flebile luce si è accesa in questo buio anno di sventure, e se gli Dei vorranno, un nuovo Ordine spazzerà via ogni incertezza che alberga nei nostri popoli.

LE CONTEE RIBELLI AL GRANDUCA

Il 1115 è sorto all’insegna della divisione delle Contee, laddove Lupie conquistata dai demoni dell’Arcidemone Alain, la Contea Ofantina del Conte Iorio e dell’esercito di non-morti del Signore dei Vampiri Acron, e Tarentum dei Granvela, salvata dai demoni grazie all’intervento dei Treiani, hanno tutti dichiarato la propria indipendenza dal Granducato.

Federico dei Guardiaterra della Murge, infatti, governava in quei giorni solamente le terre di Barium e di Brundusium, mentre la Gilda dei Bardi di Palazzo Biancofiore, avvisata dall’esule Luliano De Vigliae detto Fogliaverde, lo accusava di esser in realtà un Demone usurpatore.

Ma in effetti il Palazzo delle Gilde del Tacco poteva assicurare ben poca protezione alle genti e alla sicurezza del Granducato, viaggiando come fortezza volante sui cieli, e mandando i propri maestri esclusivamente nei luoghi deputati quali propri Presidi.

Contro le Gilde, in quei primi giorni dell’anno, si dichiarava inoltre un nuovo gruppo di esuli, chiamato Kraken, il cui intento era quello di colpire l’ultimo centro di potere legato al Granduca, per colpire in effetti il Granduca.

LA MORTE DEL GRANDUCA FEDERICO, LA FINE DELLA STIRPE

Il XII giorno del IV mese del 1115 si è svolta, in ogni Contea, la Festa del Giglio, ovvero la festa delle Gilde del Tacco e di tutti i mestieranti ad essa appartenenti. Ma, a suo modo, è stato un dì davvero importante per un altro, più grave motivo: è stato infatti il giorno della fine della stirpe dei Guardiaterra.

Durante la Festa del Giglio svoltasi tra la Contea Ofantina e quella di Tarentum, l’Arcimago Rosso della Gilda dei Maghi, Alfeo Biancospino, è stato trafitto mortalmente da una lama del Capogilda dei Furtivi, Vannar. L’Arcimago è stato accusato di aver reso il Granduca un demone ed averlo manovrato per più di 10 anni.

Successivamente i gildani presenti alla festa hanno evocato, tramite un rituale, lo stesso Granduca, per provare la sua natura non umana. Una volta scorto il rosso volto del Guardiaterra, celato fino a quel momento dall’elmo, i gildani hanno posto fine, e per sempre, alla reggenza della sua stirpe.

Non è dato sapere se, una volta liberato dal giogo dell’Arcimago, il Granduca Federico fosse rinsavito, sebbene demone. Al Tacco l’unica certezza della sua fine.

IL TACCO DIVISO E I TRE NUOVI PRETENDENTI AL TRONO

La notizia della morte di Federico si spande velocemente in tutto il Granducato. Primo dei dignitari a rivendicare l’accaduto è il Conte Iorio, reggente della Contea Ofantina. “I miei uomini – egli scrive in un proclama -, hanno fugato ogni dubbio, estirpando il male demoniaco che per dieci anni ha infangato il buon nome dei Guardiaterre. Lode alla verità e chi vi ha creduto dal principio, unico e solo legittimato a governare un Tacco senza reggente”.

Ma a Barium, al funerale per il vero Granduca Federico, il Conte Torreggialla di Brundusium fa sfilare il suo esercito in alta uniforme, per poi sedersi sul trono del Tacco, dichiarando la propria stirpe “storico baluardo del Granducato in assenza del sangue dei Guardiaterre”.

I Granvela di Tarentum, intanto, annunciano l’imminente matrimonio tra il giovane conte Rinaldo Grandela e Agata Lamargenta, figlia del Principe di Treia, e attribuendo proprio a quest’ultima il titolo di futura “Principessa di Treia e Granduchessa del Tacco”.

Mentre Foggia non esplicita ancora una posizione sulla grave instabilità politica e militare, da Lupie, invece, il primo generale dei demoni si proclama nuovo “Conte Lupientino”, chiede legittimazione alle Gilde della propria reggenza e dichiara stretta alleanza con i Torreggialla di Barium.

Le Gilde, infine, dichiarano che “Il Trono del Tacco appartiene al detentore della Spada dei draghi, e la spada del caduto Granduca sarà riaffidata all’antica bestia che la custodisce. Il vero Granduca dovrà ritrovare il drago e ottenerne la reliquia. Nell’attesa le Gilde garantiranno il normale svolgersi delle attività pacifiche nel Tacco”.

L’ATTACCO ALLE GILDE E LA SCOMPARSA DI PALAZZO BIANCOFIORE

Mentre i tre feudi in guerra cominciano a muovere piccole azioni quasi insignificanti nei confronti dei loro nemici, come l’attacco degli Unicorni di Fogliaverde contro il Castello dei Martirio, una decisiva mossa contra i Presidi di Gilda viene compiuta contemporaneamente in tutte le Contee del Tacco, e non ad opera del Kraken.

Tra i giorni V e VI del VI mese del 1115, per la prima volta nella storia del Tacco, le Gilde hanno subito un attacco diretto.
Nella Contea Ofantina i Presidi della Taverna Apertafonte, della Taverna Ferus di Vigiliae e l’intera città di Melficta vengono distrutti dalle armate di non-morti di Sine-Lux, città eterea della non vita stanziata al Castello Ottagonale.
A Tarentum il presidio della Taverna Eternaluna e il Castello Pandolfelli vengono dati alle fiamme dall’esercito di Treia.
Infine, più a meridione, Rocca delle Lame, l’antica biblioteca di Hydruntum e la torre perduta di Noia siano state distrutte da un’armata di demoni.

Mentre i maestri della Contea della Foggia tornano al sicuro nella cittadella voltante del Palazzo Biancofiore, nessun editto o proclama di guerra giunge dalle nobili casate dei Torreggialla, degli Iorio e dei Granvela.

Ma l’estate passa velocemente, fino a quando il XII giorno del IX mese del 1115 tutte le genti del Tacco, poco dopo il tramonto, si addormentano contemporaneamente.

E tutte le genti sognano la stessa visione: il Palazzo volante delle Gilde che scompare pian piano, fino lasciare sgombro il cielo del Granducato.

Dal loro risveglio, del Palazzo Biancofiore e dei suoi dignitari non vi è stata più traccia nemmeno nel nostro mondo.


LA TERRA IN MANO AI POTENTI

Attaccato e quindi scomparso il Palazzo Biancofiore, i tre contendenti alla conquista del Tacco sono subito usciti allo scoperto.

Per primo il Signore della Morte Acron ha preso la reggenza della Contea, nominando il Conte Iorio suo consigliere.

Quindi Alain, da Lupie, ha asserito l’annessione di Barium e Brundusium al suo nuovo regno. Da allora non vi sono più notizie ufficiali dei Torreggialla, sebbene pare che la loro schiera sia guidata da un demone. A Barium, però, l’antico Lux Deorum di Sastria, Gioberto degli Ulivi, è stato nominato “Reggente pro-tempore” della vecchia capitale.

Il Principe di Treia, Arrigo Lamargentea, ha preso controllo diretto della Contea di Tarentum, dandone reggenza immediata a sua figlia Agata Lamargenta, intanto divenuta sposa del giovane Conte Rinaldo dei Granvela. Primo atto di Agata è stato l’obbligo di culto, divenuto unico, al dio Suna.

Foggia infine è l’unico territorio realmente in guerra, con i nobili divisi tra i nuovi paladini del dio Giano, chiamati Falci Scarlatte e che occupano Fovea e vigilano i confini meridionali con le terre di Acron, e i fedeli all’antico Ordine dei Grifoni, che difendono i Mazzaferrata al castello di Lugara. Dal Promontorio del Garganio, intanto, si è mosso il clan pelleverde dei Manonera, pronto a distruggere e razziare tutto ciò che non sia del colore dell’erba.

TRE PRINCIPI PER UN GRANDUCATO

L’anno si è concluso con un proclama di Acron, in cui il Signore dei Morti dichiara di appoggiare Ricardo della Vigna come futuro Granduca e di voler distruggere la maestra di Gilda Mania e il Generale Loghein Martirio, quindi ancora in vita, quali pretendenti mendaci al trono.

Ciò che Acron conferma al Tacco è che la Terra ha realizzato un rito che assegnerà la Spada del Tacco, divenuta Spada della Fenice, ad una nuova stirpe di reggenti, e che la Terra pare abbia trovato in questi tre condottieri tre legittimi candidati al trono del Granducato.

Adesso le genti sanno che vi è una speranza, che nasce nello stesso luogo in cui noi tutti condividiamo quelle gioie e quei tremori che ci rendono vivi.
Il Tacco avrà il suo proprio reggente, se tutti gli spiriti rivolgeranno alla loro vittoria le proprie preghiere.

Con grande inchino
il bardo Fiore Coccinella