Cronistoria 1114

/Cronistoria ufficiale 1114, iscritta negli Annali della Gilda del Tacco e portata dai maestri dei bardi nei luoghi che è accolta la verità di Gilda.


CRONISTORIA DAGLI ANNUALI DELLA GILDA – CRONACHE DAL TACCO 1114

A tutte le genti di sano spirito, spaesate dai grandi stravolgimenti delle nostre terre.

C’era una volta un Granducato unito nella fedeltà a Federico dei Guardiaterre delle Murge, devoto alla madre Sastria e al suo Lux Deorum in terra, senza nemici o confini interni.

C’erano una volta a Barium le Gilde con il loro Palazzo Biancofiore, non-morti e demoni nei loro piani, le armate di Treia nella loro isola.

C’era una volta la Contea Lupientina.

Questo fino al 1114, anno della distruzione delle certezze e dell’arrivo dei venti di guerra.

Il primo colpo alla reggenza è stato portato dall’attacco massiccio alle porte della capitale da parte di un esercito di demoni, durante il quale il Palazzo Biancofiore è salito, tramite sortilegio, in cielo quale fortezza volante.

Ma l’attacco dell’orda immonda è stata ben poco, in confronto all’accusa mossa dalla nostra Gilda sulla possibilità che il vero Granduca possa essere stato ucciso e sostituito più di dieci anni or sono da un orrenda creatura.

Un sospetto a cui Federico, o chi ne mantiene l’aspetto, ha risposto con il silenzio da una parte, e con la decapitazione degli informatori della Gilda dall’altra.

LA ROVINA DELLA CONTEA LUPIENTINA – L’ASSEDIO DI HYDRUNTUM

Succedeva questo in Capitale, mentre i demoni mettevano a ferro e fuoco la terra Lupientina, distruggendo castelli e città fortificate, come fossero di legno invece che di solide mura, bruciando le messi e perseguitando tanto i cittadini quanto gli abitanti delle campagne.

E se degli uomini lupientini alcuni si sono salvati rifugiandosi in luoghi perduti delle coste, o in grotte nascoste dell’interno, o in sperduti casali abbandonati di campagna, ovvero assoggettati ai nuovi signori demoniaci delle città distrutte, per l’antica e gloriosa comunità degli elfi di Ringotor Ercasse l’attacco ha significato l’annientamento definitivo.

Strenua la difesa della Baronia di Hydruntum, chiusa da mesi nel suo maestoso Castello.


LA TREIANA DIFESA DI TARENTUM

Mentre Barium ricuciva ancora le sue ferite, e le contee Ofantine e della Foggia osservavano da lontano gli avvenimenti narrati dal sud del Tacco, i demoni si apprestavano a colpire Tarentum, forse per poi risalire proprio alla capitale.

La Contea dei Granvela, però, è riuscita a difender i propri confini con un patto siglato d’estate con il Principe di Treia, Arrigo Lamargentea. Con il matrimonio promesso tra la principessa Agata Lamargentea e il giovane conte Rinaldo dei Granvela, Treia s’impegnava a proteggere la Contea “da qualsiasi minaccia alla futura terra della propria figlia”. E così ha fatto questo autunno, portando 300 galee piene di soldati, esorcisti del “Culto dell’Antico Drago” e armi da guerra.

La difesa di Tarentum è durata quasi due mesi, con l’orrenda orda che è giunta fino alle mura della città dei Granvela, ma infine è riuscita a ricacciar lo rosso male giù in quel che rimane della distesa lupientina.

Una vittoria non indolore, poiché ha spezzato il cordone che legava l’antico porto del golfo con la Capitale del Tacco. “Se nessun aiuto ha concesso lo presunto Granduca alli nostri confini – così ha tuonato il signore dei Granvela – la nostra devozione e il nostro vassallaggio andranno ai Lamargentea di Treia, che hanno impegnato il proprio pugno e il proprio cuore per salvare le nostre genti e le nostre mura”.

Se ciò non bastasse, a Tarentum lo signore del Culto dell’Antico Drago di Treia ha nominato il suo discepolo, Folco “il Verdedrago”, nuova guida spirituale per il Tacco, ed egli è stato subito definito dal Granvela “Novo e vero Lux Deorum, per la Chiesa finora degli inganni”.

LO TERZO LUX DEORUM NELLA TERRA DELLO CONTE IORIO

Nello stesso medesimo tempo la Contea Ofantina, forse approfittando della distrazione della Capitale per i fatti di Tarentum, ha proclamato, tramite editto del proprio Conte Iorio, “la propria indipendenza dal dubbio”.

Da un lato ha riportato definitivamente in terra la città “senza luce” dei non-morti, quella Sine Lux da brividi di luna piena che adesso è scesa sul Castello Ottagonale, rendendo insalubri le terre ad esso circostanti.

Dall’altro ha nominato la propria cattedrale di Andra centro del culto di Torvo e Talos, e un suo vecchio sacerdote, tale Giano, nuovo Lux Deorum per i due Dei.

Infine il Conte Iorio ha mobilitato vecchi e nuovi ordini della sua Contea per garantire “nova stabilità nel novo centro del Tacco”.

LE ALTRE CONTEE NEL TACCO DAI 3 FUOCHI

Laddove Barium e il suo Granduca ha deciso di non intervenire, forse perché stretto sui tre fronti in una tattica di difesa, li altri Conti si sono mossi in base all’opportunità o alla necessità dovute alla propria posizione.

Il Brundusino dei Torreggialla ha proclamato “rinnovata devozione allo Granduca” e si è proclamato “Fortezza invalicabile per chiunque non accetti di sottostare a Federico e alle sue leggi”.

Gli AltiFalconi di Synoptum hanno riposto “eterna fiducia e speranza nelle vele di Tarentum”, chiudendosi a difesa contro i gli ofantini.

I Mazzaferrata della Foggia hanno invece deciso “di condannare una pugna che uccide i fratelli del Tacco laddove il nemico non ha umana forma”, riponendo fiducia “nello diplomatico ruolo finora omesso delle Gilde”.

LA DISCORDIA DEGLI DEI

Se la disgregazione dell’ordine di vassallaggio ha portato netti confini interni nello nostro amato Tacco, ma in nessun caso sovvertendo l’unione territoriale garantita dalle Gilde, la disgregazione del culto, con la compresenza di tre Lux Deorum, è fonte di notevoli disordini e violente soppressioni in alcune città e contrade delle Contee.

Le più violente si registrano nella Contea Ofantina, ove è stato ordinato che “In nessuna cattedrale o chiesa potrà esser professato culto che non accetti il nuovo ordine celeste”, dove s’intende quello di Torvo e Talos. Il divieto ha portato alle catene grandi o piccoli sacerdoti degli altri culti, nonché alle condanne più severe dei tariani e dei tessiani più ferventi e meno inclini all’imposizione di Giano.

Meno violente ma non meno determinate le posizioni dell’antico Lux Deorum Gioberto degli Ulivi a Barium e del “Folco Verdedrago” di Tarentum.

Il primo ha stigmatizzato “un’epoca di terrore dettata dalla bramosia del potere e dalla corruzione dell’anima dei nuovi malvagi”. Gioberto degli Ulivi ha rimesso al bando il culto di Torvo, richiamato all’ordine e alla giustizia Tessa, condannando la scelta di Talos laddove comporterà l’estinzione del suo culto, accusato Suna di esser l’unico responsabile “per aver recato guerra laddove la pace regnava da mille anni, e portato l’invasore Treiano con la sua eresia di un padre nella terra della Madre”.

Più aperto, ma non meno determinato, il Verdedrago. “Nostro Padre Suna – ha dichiarato da Tarentum -, con l’aiuto della giusta figlia Tessa, riporterà l’antico ordine e splendore nelle rigogliose terre del Tacco”. Ha quindi chiesto al Granduca di rinnegare Sastria per aprirsi a Suna, mentre ha dichiarato “plena gratia a coloro che porteranno il proprio Dio al riconoscimento del vecchio Padre quale unico artefice dell’armonia”. Ma tale apertura non ha valore nel caso di fedeli sastriani o torviani.

LE GILDE E LA PAX NEI PRESIDI

Le Gilde di Palazzo Biancofiore, secondo l’Alto Consiglio dei Capogilda recentemente riunitosi, ha disposto di scindere la questione politica da quella religiosa.

Dal punto di vista politico le Gilde dichiarano la loro netta neutralità nella disputa tra l’attuale, o presunto Granduca, il Conte Iorio e il Conte Granvela.

Qualora si provasse l’effettiva veridicità dell’accusa mossa al Granduca, sarebbero le Gilde, secondo il Codice del Tacco, ad amministrare la giustizia sul Granducato, fino alla proclamazione del nuovo Granduca.
Prima di avere questa certezza, i dignitari delle Gilde, e quindi i loro soli Maestri, GranMaestri e Capogilda, dichiarano la più totale neutralità rispetto alle odierne divisioni feudali.

Affinché inoltre sia garantito riparo alle genti confuse e erranti, nonché ai gildani e fedeli di ogni parte del Tacco, le Gilde hanno dichiarato “territorio terreno del Palazzo volante”, ovvero “Presidi di Gilda”, alcuni luoghi facilmente raggiungibili, di cui uno almeno uno per Contea.

In questi Presidi vale la Pax Gildae, ovvero a tutti è permesso di parlare o organizzare le proprie forze, e a ognuno di professare la propria fede, senza però possibilità alcuna di offesa o disputa o aggressione verso presunti oppositori. Nei Presidi inoltre, poiché considerati territorio neutrale, gli unici amministratori della legge consentiti saranno gli stessi maestri di Gilda lì presenti.

Al momento la Pax Gildae è garantita presso il Castello dei Pandolfelli, sul confine tra Barium e Tarentum, in tutta la città di MelFicta Synoptum e in quella di Norba, presso la taverna di Eternaluna, nel cuore di Tarentum, presso la taverna Apertafonte, al confine tra la Contea Ofantina e quella della Foggia, presso la taverna del Ferus a Vigiliae, presso la Rocca delle Lame, al confine tra la Contea Brundusiana e quella di Tarentum, in tutta la capitale della Foggia, nella Antica Biblioteca di Hydruntum, nella Torre Perduta di Noia.

Dal punto di vista religioso, infine, le altre sei Gilde pongono la propria completa neutralità rispetto a quella che è una disputa tra tre candidati Lux Deorum, ovvero Capogilda dei Chierici.

Per questo è stato sospeso il potere di teleporto dei Maestri e Vicariii di Gilda dei Chierici. Per questo inoltre si vieta, a chiunque non sia direttamente coinvolto nella disputa di Gilda, da ora in avanti, di perseguire in alcun modo fedeli o sacerdoti gildani di qualsiasi culto, per la semplice scelta di fede.

Nessun dignitario delle divise Contee ha osteggiato le Gilde per lo stanziamento dei propri piccoli Presidi. I Capogilda hanno infine decretato che : “Qualsiasi tipo di osteggiamento al lavoro diplomatico delle Gilde è considerato una dichiarazione di guerra alle Gilde e al Tacco intero”.

Che il 1115 sia consacrato alla Storia, e che sia una storia segnata dal ritrovo della pace tanto agognata da tutte le genti del Tacco.

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Che questo storico documento sia letto in ogni luogo di pace e apertura per l’Arte e la Saggezza delle Gilde.
La conoscenza è la vera arma per chi combatte nel nome della verità.

Maestro Osvaldo de Galli per Enertok,
Genio della Storia e Capogilda 1115 della Gilda dei Bardi.