CAP II, IL NUOVO GRANDUCATO DEL TACCO

Grv Larp Puglia

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LA GUERRA SANTA DEL TACCO, CAPITOLO II
IL NUOVO GRANDUCATO, MCXXV A.T.

La preparazione dell’attacco a Barium, contro la regnante loggia dei Macchinisti, impegnò le forze del Generale Leone degli Ulivi e dei suoi alleati Unicorni e città della Contea Ofantina per più di una luna.

Durante questo periodo furono molte le forze che si aggregarono alla sacra missione di riportare fede e ordine nella storica capitale dell’intero mondo. Tra queste l’Inquisizione e i Lucenti Ofantini e di Tarentum, e numerose città autoproclamatesi libere dello stesso territorio di Barium.

L’attacco, o meglio la presa d’assedio della capitale, fu decisa per la notte del XXIV del IV mese, quando tutte le forze del Sacro esercito di Leone si riunirono sotto le mura fortificate della città di Barium.

Sebbene sulle mura e sulle porte chiuse della città, le luci delle torce fossero tutte accese, non vi fu segnale alcuno dall’interno, né fu accolta o vi fu risposta alla richiesta di resa portata direttamente dal Fogliaverde, capo degli Unicorni.

Al mattino, alla tenda di Comando dell’esercito assalitore, palpabile era la tensione data dall’immobilità della situazione. Il Generale Leone degli Ulivi prese a malincuore l’idea di attaccare direttamente e provare la quasi sicura trappola preparata dai Macchinisti.

Tutto l’esercito si spostò verso le due entrate principali della Capitale. Poche clessidre dopo l’alba uno strano rumore riempì l’aria tersa e silenziosa del mattino. Le porte della Città si aprirono da sole, mosse da chissà quale strano marchingegno dei Macchinisti. E al loro interno nessuno. Non vi era nessuno alle porte, nessuno sulle mura, nessuno sulle torri e nessuno all’interno che si intravedesse nelle strade principali.

Tutti gli attaccanti si fermarono sul loro posto, come la preda che sospetta della trappola più celata.

Alcuni Ranger unicorni furono incaricati di varcare cautamente le soglie della città. Li si vide entrare furtivamente, e sparire nelle vie laterali, per poi tornare alla vista, ognuno con un foglio identico in mano.

Stampato per tutta la città, ove i cittadini erano rimasti chiusi in casa e con i battenti delle finestre chiuse, un volantino portava un messaggio di benvenuto agli occupanti:

Caro, gentilissimo e nobile Leone degli Ulivi e suoi onorati alleati,

vi ringraziamo per la fiducia mossa nei nostri confronti e per non aver cercato nemmeno un dialogo prima di questo attacco,
ma noi non portiamo rancore, sebbene ci piaccia ricordare chi sono i nostri amici.

E tanti ve ne lasceremo nella tua amata e nuova capitale, ove l’ombra è più grande poiché le mura sono più alte.

Nel frattempo, noi che siamo pacifici, abbiamo già trovato chi con garbo ci dona quella ospitalità di spirito che tu, Leone Degli Ulivi, non possiedi, cosa che condanna i cittadini di questa solare città alla paura che una delle nostre macchine si attivi inavvertitamente e porti caos e morte senza che noi possiamo porvi rimedio in tempo.

Goditi il trono, o sommo nuovo Granduca, o dobbiamo chiamarti Re, o Imperatore?
La tua dittatura comunque non fa per noi.

Il mondo è fatto da ingranaggi come quelli di un grande orologio, che funziona solo quando tutti vanno avanti.
E tu non sei sincronizzato ai nostri occhi orientati al futuro.

Saluti da tutte le logge di Edreia.

In molti dicono che il messaggio sia stato accolto nel campo di comando da un buio rimuginare sulla situazione, da cui però poi giunse l’ordine di conquista della capitale deserta, al cui centro e sulle cui torri delle macchine di stampa continuavano a lanciare sulla città la sopracitata lettera.

Il Cavaliere e Generale Leone degli Ulivi decise comunque di sedersi sul trono proclamandosi reggente pro-tempore, e quindi nuovo Granduca del Tacco e nemico dell’Oblio, senza però che molti ne capissero il significato.

Il nuovo Granduca nominò come suoi due consiglieri il neo Magistrato dell’Inquisizione di Barium, Furio della Roccia, e il Gran Maestro e Rettore dell’Accademia di Eruditi di Curati (spostata nella capitale), Arturo Immobile.

Suo territorio vassallo comprendeva adesso la Contea di Barium, la Contea Ofantina e quella di Tarentum, nonché la città libera di Vigiliae e la neo-nominata libera Curati. A Rubis prese invece presidio l’intero corpo degli Unicorni.

Le Contee di Brundusium e Fovea non accettarono il nuovo reggente prima di una sua proclamazione ufficiale, rivendicando la propria indipendenza.

Diversa la posizione di Lupiae, che accettò sì, ma di ospitare i macchinisti e, recriminando al Degli Ulivi una malvagia bellicosità, lo invitò a portare la sua dittatura lontana dalle terre salentine.

Il primo atto di Leone degli Ulivi, comunque, fu quello di convocare tutte le sue armate nella grande piazza di Barium, dove tre suoi insigni, il capo degli Unicorni Fogliaverde, con un corno bianco in mano, il vescovo sastriano di Vigiliae, Vanio Fattibene, e uno strano personaggio da volto coperto e con un’ampolla nera in mano, svolsero uno strano rituale di fronte ad una ruota che girava senza fine.

Sono molti i bardi che hanno narrato questo momento. Ognuno di questi ha raccontato di vari e strani eventi o creature scaturite dal nulla: angeli e demoni, fantasmi e folletti, luci accecanti danzare nell’aria e ombre che prendevano vita tirando le vesti dei presenti. Tutti parlavano comunque di un grande tremore della terra, di una esplosione nei cieli come se mille rombi di tuono fossero scaturiti contemporaneamente, e di uno strano personaggio incappucciato apparso di fronte a Leone per poi sparire e lasciare il mondo alla sua ritrovata forza.

Tutti i poteri e i ricordi oscurati erano ora tornati sul Tacco. L’oblio decise di aprire i suoi occhi.